Investire in argento o in oro?
(pubblicato lunedì 1 febbraio 2021)
L’argento è considerato il fratello minore dell’oro. Oggi questi due metalli hanno funzioni (e dinamiche) diverse, ma l’argento è da comprare?
Capiamo l’argento con un po’ di storia
Per capire l’argento bisogna partire dal fatto che la sua storia è intrecciata con quella dell’oro. Entrambi sono considerati mezzi di scambio e riserve di valore da tempo immemorabile. Le prime monete coniate in Asia minore 2700 anni fa erano di elettro, una lega naturale di oro e di argento.
Per secoli gli Stati hanno coniato monete dell’uno e dell’altro metallo secondo la disponibilità e in molti periodi si è tentato il cosiddetto bimetallismo, ossia di far circolare monete sia d’argento sia d’oro in un rapporto di valore fissato dallo Stato; per secoli il valore dell’argento è stato tra un dodicesimo e un sedicesimo dell’oro.
A partire dall’Ottocento tutto questo è saltato e oggi siamo su un rapporto di 70 a 1, frutto di un continuo saliscendi. Questo dato ci porta fuori dal nostro immaginario: l’argento è soprattutto una materia prima, un metallo dai tantissimi usi di tipo industriale, molto più dell’oro, bene rifugio per eccellenza.
L’argento: metallo industriale con una infinità di usi
I prodotti d’argento più comuni a cui puoi pensare sono i gioielli, le posate, gli articoli da tavola, magari anche gli specchi (i migliori si servono dell’argento). Ma se vai oltre ci sono molti usi che non pensi. È usato molto in elettronica: l’argento conduce la corrente meglio di tutti gli altri metalli e se hai bisogno di fare dei contatti elettrici lo usi, idem nella produzione di semiconduttori.
Un tempo era molto usato in fotografia (poi è arrivata la stampa digitale), e nel decennio scorso è stato richiestissimo per via del suo uso nei pannelli solari che allora vivevano un vero e proprio boom (a cui potremmo presto ritornare?). Si usa come catalizzatore (cioè aiuta diversi processi chimici), serve in alcuni tipi di batterie, perfino come disinfettante per l’acqua da campeggio e come additivo alimentare (e174) per confetti, caramelle e cioccolatini, per usi medici e in odontoiatria. L’oro al confronto è molto meno usato: ci fai dei componenti elettronici, lo usi in odontoiatria e per le strumentazioni mediche, ma il grosso della produzione (80%) finisce nell’oreficeria.
Argento: quanche dato d'attualità
Per avere un’idea nel 2019 la domanda di argento è dipesa per circa la metà dall’industria (un quinto di questa è dipesa dal fotovoltaico), un altro quinto è dipeso dalla gioielleria, mentre la produzione di argenteria e il settore fotografico hanno chiesto circa un decimo dell’argento. Infine, la richiesta per investimento riguardava circa un quinto dell’argento. Nello stesso anno metà dell’oro andava in gioielli, meno di un terzo in investimenti, un settimo andava alle banche centrali e solo un quattordicesimo dell’oro aveva usi industriali. Fatte queste considerazioni ti è chiaro come mai l’andamento dei prezzi dell’argento si spiega solamente in parte con quello dei prezzi dell’oro (vedi grafico Il picco del fotovoltaico).
L'argento nel presente e l’oro
Nel 2020 l’argento è stata la materia prima che si è comportata meglio con un balzo avanti (in dollari) del 46,8%, andato ben oltre il +24,8% dell’oro e degli altri metalli (+10,8% l’alluminio, +20,8% l’uranio, +26% il rame, +18,7% il nickel e +19,7% lo zinco) che pure si sono comportati bene rispetto alla media generale delle materie prime (+9,4%) su cui ha pesato non poco il pesante calo del petrolio (-25%).
La domanda di metalli per uso industriale è legata alla ripresa economica dopo i primi mesi segnati dalla pandemia (il balzo in avanti dell’argento è stato di ben il 19,6% solo a dicembre), ma anche dai crescenti timori di inflazione che spingono verso i beni rifugio come l’oro.
Tuttavia, come abbiamo visto, a marzo scorso l’oro aveva toccato picchi importanti rispetto all’argento (valeva 130 volte di più) contro una media degli ultimi 50 anni di meno della metà. In questi termini era relativamente più caro dell’argento che si è limitato a utilizzare i restanti mesi dell’anno per attenuare questa situazione. Oggi siamo scesi intorno a quota 70, siamo circa un 20% sopra la media degli ultimi 50 anni, ma abbastanza vicini a quella degli ultimi 30 anni. Come sarà il 2021?
Investire in oro, argento o in Borsa
Dobbiamo considerare la prospettiva che i governi spendano un sacco di soldi per contrastare la crisi. Questo farà sì che i mercati continuino a temere un ritorno dell’inflazione, soprattutto in un contesto in cui i titoli di Stato hanno rendimenti negativi. Se così fosse il 2021 dovrebbe essere un buon anno per i beni rifugio come l’oro e l’argento.
Come abbiamo, visto, però, la differenza di prezzo tra oro e argento oggi si è in parte chiusa portandosi a ridosso delle medie storiche, quindi non c’è da aspettarsi che ci sia così facilmente ancora una fase di sovra-rendimento dell’argento come nel 2020 anche se questo possibile andamento rialzista fornirà certo un sostegno all’argento.
Veniamo, allora all’uso industriale. Qui diventa importante la domanda di pannelli solari. Siamo in un momento segnato dal recovery fund quindi si potrebbe pigiare un po’ ovunque sull’acceleratore green (pensa al nostro superbonus).
Sebbene la quantità di argento richiesta per i pannelli solari sia scesa rispetto al passato e sebbene prometta di continuare a farlo, sul breve periodo potrebbe restare comunque una forza capace di spingere positivamente i prezzi dell’argento. I rischi, ovviamente, sono comunque alti. Guarda il grafico Oro, argento e azioni. Mostra l’andamento di queste tre forme di investimento da inizio 2005 a oggi, su 15 anni (il dato è in euro, per cui dal punto di vista di un investitore europeo). Il risultato è abbastanza simile. 100 euro in 15 anni sarebbero diventati tra i 400 e i 470 euro. Ma il percorso non è affatto simile.
Le Borse nonostante i loro crolli sono state molto più costanti di oro e argento nel generare i loro risultati. Già l’oro appare ballerino, ma l’argento ancora di più, e infatti siamo ancora ben sotto i picchi di 10 anni fa. Insomma, come bene rifugio siamo ben al di sotto degli standard di sicurezza che si potrebbe attendere un buon padre di famiglia.
No: le monete d’oro non sono una alternativa al conto corrente
(pubblicato lunedì 28 dicembre 2020)
Nonostante possa essere una riserva di valore nel lungo periodo, l’oro ha un prezzo troppo ballerino per essere paragonabile a un conto corrente. In più, le monete non sono lo strumento migliore per investirvi.
A parlarne luccicano già gli occhi, vediamo insieme alcune delle principali tipologie di moneta d’oro da investimento. Innanzitutto, abbiamo la sterlina che ha un diametro di 22,05 mm, un peso di 7,9881 grammi e un contenuto in oro di 7,3224 grammi (in pratica sono 22 carati d’oro). Poi abbiamo il Marengo (6,4516 grammi, di cui 5,8064 di oro, 21,6 carati). Sono le monetine più piccole di uso comune. Il peso è rispettivamente circa un quarto d’oncia troy per la sterlina e un quinto per il marengo. Di misura più grande è il Krugerrand, moneta sudafricana da un’oncia troy di oro tonda tonda (sono 31,103 grammi d’oro per un peso complessivo della moneta di 33,933 grammi, anche qui siamo a 22 carati).
Il carato è una misura della purezza dell’oro che c’è in un manufatto. 24 carati indica una purezza pari a 999,9/1.000, 22 carati indica una purezza pari a 916,667/1.000. Visto che l’oro è duttile e malleabile le monete in genere hanno 22 carati per renderle più resistenti.
Primo problema: dove la compri e a che prezzo?
Se intendi comprare una moneta d’oro devi andare da un rivenditore autorizzato (l’elenco di quelli autorizzati lo trovi al link qui a fianco). Questo vedrai che esporrà due prezzi per la moneta, uno, più alto che è quello a cui ti vende la moneta, uno, più basso, che è quello a cui ti compra la moneta nello stesso istante. La differenza, quanto perderesti se subito dopo aver acquistato una moneta la cedessi di nuovo al venditore è il costo occulto di comprare monete d’oro. Per esempio, l’ultimo lunedì di dicembre abbiamo trovato che potevi nello stesso istante vendere un Krugerrand a circa 1.480 euro e riacquistarlo intorno ai 1.610 euro. La differenza di 130 euro è il costo occulto di comprare le monete d’oro, una percentuale che è l’8% del prezzo di vendita. Non poco (pensa che quando compri un titolo online paghi anche solo lo 0,19%), e si tratta di un dato comunque in linea con le prove su strada che abbiamo fatto in passato.
Secondo problema: il prezzo sale e scende
Ma poniamo anche che tu abbia deciso di sopportare le spese, poi hai in mano qualcosa il cui valore cambia nel tempo. Un’oncia d’oro a fine 2000 valeva circa 290 euro; dodici anni dopo era salita a quota 1.260, per poi ridiscendere a fine 2014 a 980 euro, ora siamo a circa 1.540 euro. Non è esattamente un investimento “tranquillo”.
Terzo problema: come le conservi?
Poniamo che hai superato anche il secondo problema, ora hai il problema di dove tenere le monete d’oro. In casa dentro il vaso dello zucchero? In una cassaforte? In una cassetta di sicurezza in banca (il costo con Intesa parte da 45 euro l’anno)? Come vedi tutte queste situazioni hanno un costo che si aggiunge a quelli che abbiamo visto.
Se decidi di recarti da un venditore di oro controlla che sia regolarmente autorizzato su https://infostat.bancaditalia.it/GIAVAInquiry-public/oro.html.
L’imposta sull’oro è come quella su qualsiasi investimento finanziario ed è pari al 26% del guadagno. Nel caso in cui tu non abbia una documentazione del prezzo d’acquisto si applica il 26% sul 25% del prezzo di vendita. Le minusvalenze sono compensabili.
Non è tutto oro ciò che luccica
(pubblicato venerdì 20 dicembre 2019)
Se compri lingotti o monete d'oro, come fai ad essere sicuro che non ti imbroglino?
In linea di principio sei costretto ad andare in fiducia. Il sistema non potrà mai offrirti una assoluta sicurezza rispetto a possibili truffe, ma solo una ragionevole affidabilità di fondo. Da un lato hai l’iscrizione all’albo dei venditori di oro che ti garantisce sul piano meramente formale (vedi a lato) che chi ti vende l’oro sia rispettabile. Da un altro hai il fatto che la platea dei rivenditori di oro da investimento è ridotta a meno di 450 soggetti in tutta Italia: è un numero di operatori contenuto per cui è facile immaginare che si guardino in cagnesco l’un l’altro in modo da evitare che uno scandalo distrugga l’intero mercato. E di scandali di un certo rilievo toccati ai privati, in effetti, non se ne ricordano. Qualche garanzia in più, infine, viene dal fatto che i lingotti che puoi comprare sono comunque marchiati e riconducibili al produttore. Insomma, il rischio è né più, né meno quello che il coniglio alla ligure che ti viene servito al ristorante sia in realtà gatto.
Se proprio non ti fidi ti conviene puntare su un’altra pietanza e comprare solo oro finanziario con l’Etfs bullion.
Riconoscere l’oro falso
Anche se hai scarsa fiducia nel sistema finanziario sei ancora deciso a portarti a casa dell’oro fisico al posto dell’Etfs gold bullion? Eccoti qui di seguito qualche riflessione sulle differenze tra oro vero e oro falso e su come scoprirle senza comprare costosi strumenti da orefice. Potrebbero aiutarti a controllare i tuoi acquisti, ma attenzione nessun test tra quelli che ti citiamo è definitivo e qualcuno rischia perfino di rovinare il tuo oro.
1) Fai la prova di Paperon de’ Paperoni. Ricordi che Paperone morde sempre le monete d’oro? L’oro è un materiale molto duttile e malleabile (insomma è un metallo molle) se lo mordi e non riesci a segnarlo con i denti non è oro. Non è vero, però, il contrario (se riesci a segnarlo coi denti è oro): anche il piombo, per esempio è morbido, per cui lo segni. Problemi: il primo è di rovinare il lavoro del tuo dentista. Il secondo è di rovinare la moneta d’oro col segno dei tuoi incisivi: una moneta segnata vale meno.
2) Fai la prova della calamita. Se una calamita è in grado di attrarre il tuo pezzo d’oro, quello non è oro. Neppure qui vale il contrario (se la calamita non lo attrae è oro): ci sono materiali che possono essere spacciati per oro e che a una calamita non fanno né caldo né freddo, come tungsteno e rame.
3) Fai la prova di Archimede. 2.250 anni fa Gerone, tiranno di Siracusa, commissionò una corona d’oro, ma gli venne il dubbio che l’orefice si fosse tenuto parte dell’oro, fondendo nella corona anche altri metalli. Incaricò Archimede di scoprirlo e questi capì che se immergi in uno stesso recipiente pieno raso d’acqua prima un chilo di oro vero e poi un chilo di oro “falso”, la quantità di acqua che trabocca dal recipiente nei due casi è diversa: la densità dell’oro è diversa da quella di materiali simili. Se hai una bilancia e un contenitore graduato il test lo puoi fare anche tu: prendi l’oro e lo pesi, poi prendi il contenitore graduato e ci metti dell’acqua, quindi ci infili il tuo oro e vedi quanto sale il livello dell’acqua. Ogni millilitro corrisponde a un centimetro cubo. Dividi il peso (in grammi) per il numero di centimetri cubi. Se il risultato è circa 19,25 il tuo è oro puro. Attenzione il risultato non è certo: se il lingotto fosse di tungsteno (usato per falsificare l’oro) il risultato sarebbe 19,1, un valore che rientra nell’errore di misurazione che puoi fare. Attento: questo vale per i lingotti purissimi, non per le monete. Una sterlina ha 22 carati su 24, non è oro puro. Qui ti bastano bilancia e calibro. Il peso deve essere di 7,9881 grammi, il diametro di 22,05 millimetri e lo spessore di 1,52 millimetri. Attento, solo, sterline vecchie e consumate pesano meno.
4) Fai la prova dell’acido (ma attento ai pericoli). Procurati dell’acido nitrico e fanne cadere una goccia sul tuo oro. Se diventa verde non è oro. Se diventa color latte non è oro puro. Se rimane così com’è potrebbe essere oro puro (anche se non è certo, per esempio se è di tungsteno ricoperto di oro l’analisi superficiale non dirà nulla). Non provarci con le monete, visto che sono a 22 carati (l’oro non è puro) e rischi di rovinarle. Attenzione: poi che l’acido nitrico provoca ustioni di terzo grado, gravi lesioni agli occhi e può irritare le vie respiratorie. Insomma, non è un materiale con cui scherzare: servono guanti, occhiali appositi e locali areati quando fai l’esperimento.
5) Fai la prova del tintinnio. A seconda delle caratteristiche fisiche diverso di ogni elemento il suono di una moneta d’oro dovrebbe essere diverso da quello di una moneta di tungsteno. Esistono applicazioni per i cellulari che promettono di farti vedere le differenze.
Gli operatori professionali in oro dove puoi acquistare il tuo oro da investimento devono iscriversi a un albo presso Banca d’Italia (lo trovi qui https://infostat.bancaditalia.it/GIAVAInquiry-public/oro.html), tuttavia la stessa Banca d’Italia si premura di osservare quanto segue… Si ricorda che gli Operatori Professionali in Oro non sono assoggettati alla vigilanza della Banca d'Italia, che pubblica il presente elenco a soli fini informativi. Il che non infonde certo fiducia negli investitori.
Il blister è la bustina in cui ti vengono inseriti i lingottini: finché resta sigillato vale la certificazione che accompagna quel lingottino, se rompi il sigillo, addio garanzia. Potresti avere più problemi a rivendere il lingottino.
C’è chi striscia l’oro sulla ceramica: se lascia una striscia nera è falso. Ovviamente il rischio è di rovinare sia l’oggetto d’oro che il piatto di ceramica che avete usato.
Ancora sulle monete d'oro
(pubblicato lunedì 24 giugno 2019)
Stai pensando acquistare monete d’oro per mettere i soldi al sicuro dalla patrimoniale? Ecco a cosa stare attento!
Se il legislatore si ricorderà dell’oro, potrebbe importi di dichiarare le monete che hai. E se stai pensando che se nascondi le monete sotto una piastrella della cucina nessuno se ne accorge ricorda che al di là del fatto che per acquisti sopra i 500 euro ti viene chiesto un pagamento tramite assegno o bonifico (quindi tracciabile) c’è tra operatori e anagrafe tributaria un intenso colloquio. Gli operatori che vendono oro sono tenuti a comunicare le loro compravendite all’anagrafe tributaria (obbligo introdotto dal decreto Salva Italia).
In più, per acquisti sopra i 12.500 euro esiste l’obbligo di segnalazione all’Unità di Informazione Finanziaria per l'Italia https://uif.bancaditalia.it/adempimenti-operatori/op-oro/index.html). Qui occupiamoci, però, del fatto se sia un investimento interessante o meno!
Primo punto: l’oro è ballerino
Da tempo ti consigliamo di comprare oro fino a un massimo del 5% dei tuoi averi come posta extra portafoglio con l’Etfs gold bullion securities (115,84 euro; Isin GB00B00FHZ82), un prodotto finanziario che quasi sicuramente non sfuggirebbe alla patrimoniale. L’oro, tende a comportarsi bene quando i mercati vanno male, per questo se ne parla come di un bene rifugio, ma non significa che non sia soggetto ad alti e bassi (vedi grafico). Insomma, anche l’oro ha i suoi pericoli, uomo avvisato…
Secondo punto: attento alle spese!
Poniamo che non te ne freghi nulla della volatilità e che proprio vuoi le monete d’oro… attento che il loro prezzo ha un consistente spread, ossia la differenza tra il prezzo (più alto) a cui puoi comprare e quello (più basso) a cui puoi vendere una moneta d’oro in uno stesso istante. Ecco un esempio tratto dal sito di uno dei principali venditori di monete a Milano. Alla voce quotazioni indicative del 21 giugno ci diceva che per una sterlina d’oro nuovo conio il prezzo della domanda è 280 euro, quello dell’offerta è 300,5 euro. Cioè se oggi vai lì con una sterlina e gliela vendi e poi dopo due minuti gliela ricompri ci perdi 300,5-280 = 20,5 euro. È all’incirca il 7% del prezzo della moneta ed è per te il costo di compravendita. Va a remunerare chi permette le compravendite. Visto che acquistare azioni quotate con il trading online costa lo 0,19% comprendi bene perché preferiamo un Etf a una moneta per investire in oro! Tanto più che difficilmente la patrimoniale potrebbe arrivare a una percentuale “monstre” del 7% (quando il governo Amato infilò la mano nei conti correnti, per esempio, chiese lo 0,6%).
Per la cronaca, lo stesso giorno l’ultima quotazione disponibile (al giorno precedente, il 20) ci risultava di 1384,84 dollari l’oncia troy (31,1034768 grammi). Visto che la sterlina nuovo conio pesa 7,98 grammi, di cui 7,3224 di oro, possiamo dire che contiene 0,2354 once troy di oro per un valore di 1384,84 x 0,2354 =325,89 dollari, ossia 288,63 euro. Ora, a seconda del mercato su cui è stata rilevata e dell’ora a cui è stata calcolata la quotazione può “ballare” qualche euro, ma è chiaro che il prezzo richiesto per l’acquisto supera il valore in oro, e quello di vendita è inferiore in una misura che è già di per sé una vera e propria patrimoniale, per cui, anche qui, uomo avvisato…
Le monete d’oro più diffuse e famose sono il Marengo (emesso da Italia, Francia, Belgio, Austria, Svizzera…) con 6,45 grammi di oro, la sterlina con 7,32 grammi di oro, il Krugerrand sudafricano con 31,1 grammi di oro (un’oncia), i 20 pesos messicani con 15 grammi di oro, i 10 dollari Usa con 15,04 grammi di oro, e i 20 dollari Usa con 30,09 grammi di oro… Alcune non sono più emesse, altre sono ancora in emissione. Ci sono anche emissioni austriache, australiane, canadesi e cinesi.
Terzo punto: attenti alla zecca
A questo punto, nella speranza di spuntare condizioni migliori, puoi girarti tutti gli “operatori professionali d’oro” della tua città (qui trovi l’albo www.bancaditalia.it/compiti/vigilanza/intermediari/op-oro/index.html), oppure pensare soluzioni alternative… per esempio ti compri le sterline direttamente dalla zecca inglese (www.royalmintbullion.com). Il vantaggio è che le monete vendute qui sono tutte fior di conio (cioè perfette, nuove di pacca, senza un minimo graffio che gli porta via preziosi milligrammi di oro). Siamo andati sul sito (sempre il 21 giugno) e le sovrane (cioè la sterlina nuovo conio) del 2018 sono in vendita a 308,34 euro… (si scende a 303,38 euro se ne compri almeno 250). Insomma, costano di più che a Milano… e aggiungi i costi di spedizione a casa… Certo sono monete nuovissime, mai circolate… ma insomma… la situazione non ci pare così rosea. Per completezza ti segnaliamo, comunque, che anziché fartele spedire a casa puoi comprarle e tenerle al sicuro nei caveau di sua maestà. Ti fan pagare, però, la custodia… l’1% del valore medio annuo dei tuoi depositi, più Iva al 20%… Quindi, se depositi 10.000 euro ci paghi 100 euro più 20 euro di Iva per il solo deposito! Per curiosità siamo andati a vedere anche altre zecche, come quella austriaca (www.muenzeoesterreich.at/eng) che offre una bella moneta d’oro con su la filarmonica di Vienna del peso di un’oncia… al momento è fuori a 1271 euro, contro i 1226,11 euro dell’oncia… quindi anche qui c’è quasi un 4% circa di costo in più. E che dire della nostra zecca (www.shop.ipzs.it)? I marenghi italiani non sono più in emissione dal lontano 1923, ma sforna comunque ancora delle monete d’oro, per esempio dal 5 luglio 2019 ci sarà in vendita il bellissimo 10 euro in oro con su Augusto, 3 grammi di peso con 900 millesimi di oro a 160 euro… molto più del suo valore in oro. È per chi ama le belle monete. Insomma: anche a voler comprare l’oro dalla zecca rischi di pagarlo caro. Anche qui, uomo avvisato… Meglio l’Etn di cui ti abbiamo parlato prima.
Monete d’oro e fisco
La compravendita di monete d’oro è esente da Iva ma sussistono, comunque, alcuni obblighi dichiarativi (sono complicazioni) come per esempio quello fiscale relativo alla tassazione in caso di plusvalenze (compilazione del quadro RT) e quello sul quadro RW (se l’investimento si trova all’estero) o all’Uif (Unità di informazione finanziaria) per l’Italia in caso di acquisto di quantità per valori superiori ai 12.500 euro. Il guadagno da compravendita di oro è tassato al 26%. In assenza di documentazione che descriva il prezzo di acquisto la tassazione è del 26% sul 25% del valore di compravendita (quindi conviene sempre tenere la fattura d’acquisto come prova di tale prezzo). Le minusvalenze possono essere portate in detrazione di successive plusvalenze per quattro anni. L’oro va dichiarato nella successione ereditaria – in mancanza si presume presente per un 10% del patrimonio - e paga quindi le tasse di successione (salvo le franchigie previste dalla legge).
Ci sono monete anche in altri materiali preziosi, come argento e platino, ma avendo questi materiali anche importanti usi industriali il loro valore dipende anche dalla domanda per questo uso. In particolare, l’argento oggi è su quotazioni storicamente basse rispetto all’oro (15,32 dollari l’oncia contro 1.393,47 il 21/6). Il platino, per la cronaca, vale 803 dollari l’oncia.